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III CONCORSO INTERNAZIONALE
"TRIESTE SCRITTURE DI FRONTIERA"
(PREMIO ETNIEPOESIE)

Premiazioni dell'edizione 2000

Vincitore della sezione poesia edita è stato Gezim Hajdari (albanese in esilio in Italia) con "Antologia della pioggia" e "Corpo presente". Ha vinto perché è un grande: lo si sente fin dai primi versi perché la felicità delle immagini, del ritmo, per la forza dei concetti che muove con assoluta leggerezza. L'Albania, con i suoi drammi, diventa metafora dei mondo; Hajdari con i suoi versi, si fa cantore di un'epica moderna, con le sue contraddizioni dolorose al tempo stesso affascinanti.

Il poeta albanese Gezim Hajdari, premiato al
Concorso internazionale "Trieste scritture di frontiera"
(Etnie Poesie) nel 2000

Primo nella sezione racconto edito è risultato il triestino Giuseppe O. Longo, con "Dinamica dei fluidi", perché ha saputo coniugare in maniera assolutamente moderna linguaggio letterario e scientifico. Longo si infila sempre in situazioni di grande ambiguità e da una prospettiva assai instabile guarda con sorniona sapienza a un mondo che si arrabatta senza sapere che le nostre scelte, anche quelle esistenzialmente più sofferte, nascono da un urto casuale di eventi spesso incontrollabili.

Per la sezione poesia inedita è risultato vincitore il siciliano Giuseppe Cardello, di Lentini in provincia di Siracusa, con "Il grande Viaggio". Originale è il linguaggio, in cui accanto all'italiano trovano posto inserzioni in un siciliano antico, quello che ha dato le basi al volgare illustre. L'epica classica e quella moderna (Garda Lorca, Neruda, Goethe, Borges con un omaggio a Ignazio Buttitta) si fondono naturalmente ai suoni e immagini di grande suggestione e potenza.

Nella sezione racconto inedito ha vinto Giuseppina Lazzari (udinese che vive ad Aosta) con "5 agosto 1948". Ha saputo rendere con grande coerenza stilistica il punto di vista di chi non può scegliere ma deve solo subire. In questo caso si racconta il pensiero stupito di un bambino che si vede aggredire senza sapere che colpe abbia commesso.

Sono stati inoltre segnalati i finalisti di tre delle quattro sezioni in concorso.

Per il racconto inedito:
Vladimiro Gagliardi (Pola) con "L'Hawaiana". Scritto in dialetto e gustosamente tradotto in un italiano colorato da tracce "maccheroniche", si inserisce in una linea comico realistica dei tratti grotteschi: la pinza pasquale e il mito delle Hawai danno vita a un'avventura sospesa in un limbo in cui realtà e sogno si contendono le parti.
Claudio Salvalaggio (Venezia) con "L'icona volante". Segnalato perché capace di ricostruire, in una prosa moderna, le avventure di un eroe antico, l'uomo. Così il mito classico della velocità, ovvero l'ispirazione a possedere il piede alato di Mercurio, si accontenta di incarnarsi in quello più prosaico di un bus metropolitano in una fuga lungo gli spazi e i tempi dei luoghi dove sono nati i miti della cultura occidentale, la Grecia, che viene percorsa nella ricerca di un oracolo che sappia dare una difficile risposta agli enigmi dell'oggi.

Per la poesia inedita:
Tomaso Pieragnolo (Abano Terme) con "Stranieri alla terra", per la raffinatezza di un linguaggio poetico che sa modulare con immagini nuove l'eternità di alcuni sentimenti come l'amore, il senso panico della natura, il mistero della vita, della gioia e del dolore, il legame con la madre.
Gerald Parks, statunitense che vive a Trieste ormai da decenni, con "Orfeo", per la tensione lirica che dà vigore a un ritmo cadenzato da immagini concettualmente forti. Al centro le riflessioni metaletterarie sulla poesia, sul suo significato come attività demiurgica, sulla ricerca costante e infinita di una perfezione nel canto.

Per il racconto edito:
Carmelo Quijada (venezuelano residente a Genova) con "Vendette". Segnalato per la capacità di mantenere un ritmo serrato in un racconto che mima i tempi contratti della vita metropolitana. Ironico e irriverente, si pone dal punto di vista dello straniero, che però sa reagire con spietata allegria alla sfida di alcuni forzuti razzisti.
Drago Jancar (Slovenia), con "L'allievo di Joyce". Segnalato per la ricchezza di un racconto che sa intrecciare in maniera originale storia e letteratura, psicologia e linguistica; distribuisce con grande padronanza tra passato e presente brandelli di una vita di cui kafkianamente non riesce a spiegare il fine. Eppure non esita a tributare alla cultura un grande omaggio, perché, come sanno quelli che la censurano, è attraverso di essa che l'uomo può trovare la via di un riscatto.

Rina Anna Rusconi e Cristina Benussi

Inoltre la giuria ha desiderato segnalare con delle menzioni, alcuni autori che hanno concorso con poesie dialettali e in lingua locale:
Bruno Parenzan (Trieste) con "La piova" per la freschezza di un dialetto che aderisce con leggerezza alla vita di ogni giorno, semplice ma non per questo privo di tensione. Si inserisce in una tradizione di lirica in dialetto che ha saputo dar vita a opere di matura densità, cariche di valori e di simboli anche quando lo spunto è un quadretto domestico.
Eugenio Rilutti (Trieste) con "Zoopsie 2000", per la ricerca, all'interno di una lingua, quella friulana, di per sé già molto ricca di immagini ardite e capaci di restituire il senso panico di una natura in cui gli esseri viventi sono tutti accomunati tra loro. Nella corsa del tempo, scriccioli e cinciallegre, farfalle e talpe, cani da cortile e cani di razza, lupi e orchi sono tutti creature che nella vita cercano prima di ogni cosa sentimenti d'amore.
Mirella Malusà (Rovigno) con "Heliotropium" è stata segnalata per la felicità del passaggio da due idiomi complessi come l'italiano e il croato a un dialetto, quello rovignese, ricercato nelle sue cadenze arcaiche riuscendo a ricreare le atmosfere di una lingua che è quotidiana e preziosa insieme e che riecheggia i ritmi e i suoni di un'antica tradizione trobadorica.

Ed infine la giuria ha evidenziato il caso particolare di un racconto che, pur essendo finito fuori concorso, aveva colpito parecchi dei suoi membri. Si tratta de "II rebbe" di Nina Marsocci di Roma che è piaciuto molto per la capacità di far convivere tempi diversi in una scrittura agile che impone un ritmo interessante di lettura.


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