LA PAROLA ALLA SCRITTURA
4a edizione, 2009 - 2010
Rassegna di letteratura, poesia e musica
Trieste, maggio 2009 - marzo 2010

"Terra da masticare - Za grižljaj zemlje"
presentazione del libro di poesie
di Marko Kravos
mercoledì 6 maggio
Antico Caffè San Marco, Trieste

Organizzato da:
Altamarea e Ibiskos Editrice

Mercoledì 6 maggio alle ore 18 all'Antico Caffè San Marco di Trieste, in via Battisti 18, Altamarea e Ibiskos Editrice presentano l'ultimo libro di poesie Marko Kravos, "Terra da masticare", primo premio Poesia d'Autore all' XI edizione di Trieste Scritture di Frontiera 2008.

Interventi di Elvio Guagnini, Roberto Dedenaro, Miran Kosuta, Juan Octavio Prenz, presente l'autore.

Presentano Tony Risolo e Rina Anna Rusconi

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Marko Kravos

"Marko Kravos, versi sugli inconvenienti della vita"
La presentazione-recensione del libro de "Il Piccolo"
(6 maggio 2009 — pagina 22 sezione Cultura - Spettacolo)

Poeta triestino di lingua slovena, Marko Kravos è un maestro ormai consolidato che qui, nelle belle traduzioni di Darja Betocchi, Jolka Milic e l’autore stesso, ci dona una partitura poetica fortemente intonata. «Terra da masticare» (Ibiskos Editrice Risolo) sarà presentata oggi, alle 18 al Caffè San Marco da Juan Octavio Prenz, Elvio Guagnini, Miran Kosuta, Roberto Dedenaro e Antonietta Risolo in un incontro organizzato da Rina Anna Rusconi.

Kravos registra ogni oscillazione della difficile assimilazione del mondo, per nominarne l’inganno e la traccia e il nostro modo di appartenere al tutto che ci circonda. E lo fa a suo modo, con ironia e disincanto, confidando al lettore che solo la consapevolezza può appagare, anche se per un breve attimo. Se pare essersi conclusa l’epoca degli eroi e degli ideali, che cosa rimane? L’uomo e la sua quotidianità, la sua capacità di ritornare criticamente sulla propria storia, accettando di buon grado anche la convergenza del caso.

Osservatore di molteplici verità, il poeta calcola senza retorica, per quanto possibile, la misura del giusto e dell’ingiusto, senza dare l’idea di farlo. Frutto di una scrittura che sa destrutturarsi in dissolvenze storiche e sociali. Perché se la storia «è da sempre ruffiana», non è forse tanto importante la Storia, quanto essere nella storia, richiamando così un istinto vitale che pare scomparso, se non nei sogni che ognuno fa (”Il paese di Marco”). Ma la distanza onirica non annulla mai la dimensione materica. È una poetica, quella di Kravos, che si alimenta di contrasti, potenziandone l’evocazione (e la provocazione). Ne è testimone la bellissima ”Farfalla inquadrata”, tra l’anelito alla libertà e il riconoscimento come fonte di sicurezza esistenziale. E dove compare, spesso, la stessa idea di ”fine”, verità paradossalmente propedeutica a farci vivere al meglio la realtà (”Un sasso dal buon cielo”, ”Impacchi di zolfo”). Pensiero piuttosto szymborskiano e a cui Kravos si affianca, soprattutto per l’idea che la scrittura trae la sua forza dal mondo in cui viviamo, da vicissitudini davvero vissute, da esperienze davvero sofferte e pensieri autonomamente pensati. La poesia, pare dirci l’autore, è un esercizio di osservazione e sintesi con precisi margini di attesa («Molte cose»).

Una poetica che l’acuta postfazione di Elvio Guagnini riesce a parafrasare in un piccolo breviario di «autodifesa e prevenzione di fronte agli inconvenienti della vita e agli eventi inevitabili della natura».

(Mary B. Tolusso)

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