"IL MALE FRA RADICALITA' E BANALITÀ"
La Arendt e il caso Eichmann
Presentazione del libro di Andrea Vitello
(Ibiskos Editrice Risolo)
In occasione del Giorno della Memoria
mercoledì 27 gennaio 2016, ore 18.00
Libreria Antico Caffè San Marco, Trieste
Alla presenza dell'autore:
Andrea Vitello
Introduce:
Rina Anna Rusconi
Interventi di
Cristina Benussi, Marina Silvestri
Contributi video di
Moni Ovadia, Gabriele Nissim
Organizzata da
Alta-marea
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L'associazione culturale Altamarea, in occasione del Giorno della Memoria
presenta
il libro “Il male fra radicalità e banalità. La Arendt e il caso Eichmann”, di Andrea Vitello, con prefazione di Moni Ovadia. Edito da Ibiskos Editrice Risolo.
Alla presenza dell'autore, introduce Rina Rusconi, presidente dell'associazione Altamarea. Intervengono Cristina Benussi, professore ordinario di Letteratura italiana all'Università di Trieste, e Marina Silvestri, giornalista e vicepresidente di Altamarea.
Contributi video dello scrittore, attore e drammaturgo Moni Ovadia, e di Gabriele Nissim, Presidente di Gariwo Foresta dei Giusti.
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Nel 1961 la filosofa Hannah Arendt seguì a Gerusalemme come inviata per il settimanale The New Yorker il processo al criminale nazista Adolf Heichmann. I suoi resoconti sono diventati un libro famoso: "La banalità del male".
La domanda a cui questo libro cerca di dare una risposta è: perché certi individui hanno dato il loro assenso attivo al regime nazista? Perché un singolo individuo si è prestato ad essere un docile e zelante funzionario del regime?
Scrive Moni Ovadia nella prefazione: “Andrea Vitello, giovane studioso di vaglia, in questo breve e denso saggio, allarga la sua indagine al tempo del dopo Shoah per domandarsi se oggi, uomini comuni, senza nessuna inclinazione alla violenza, possano sotto certe condizioni trasformarsi in carnefici come Eichman e per trovare una risposta si rifà all'esperimento di Stanley Milgram”.
L’esperimento che lo psicologo sociale statunitense condusse nei mesi del processo verificò il livello di aderenza agli ordini impartiti da un’autorità, al momento in cui questi ordini entrano in contrasto con la coscienza dell’individuo.
Vitello spiega perché “siamo tutti dei possibili criminali, ma possiamo tranquillamente non esserlo se decidiamo di pensare con la nostra testa”.
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